sabato 1 giugno 2013

Maxim Kantor - Atlantis


Venezia - dal primo giugno al 10 settembre 2013
Maxim Kantor - Atlantis

PALAZZO ZENOBIO - COLLEGIO ARMENO
Dorsoduro 2596 (30123)
+39 0415228770 , +39 0415203434 (fax)
eventi@collegioarmeno.com
www.collegioarmeno.com


Maxim Kantor è uno degli artisti Russian-born della sua generazione più apprezzati dalla critica. La sua posizione nell'arte contemporanea è insolita. Infatti è riconosciuto dal mondo dell'arte non solo come pittore, ma anche come scrittore professionista, saggista e pubblicista dalla forma mentis apertamente filosofica. Come ha scritto il patriarca della critica moderna, Arthur Danto, è «al giorno d’oggi gli artisti fanno ciò che in precedenza era pertinenza dei filosofi: costringono a riflettere su cosa significhino le loro opere». Al tempo stesso nell'arte post-postmodernista il messaggio filosofico appare raramente in forma palese, ma in genere si maschera in modo diversi e si cela dietro a mediazioni ironiche e parodistiche. Kantor non nasconde la connotazione filosofica della sua arte. è davvero un uomo di idee. La mostra proposta, Atlantis, è dedicata all'attuale, ed ennesima crisi della civiltà. L'autore collega la crisi di oggi all'immagine platonica di Atlantide che si inabissa, matrice da secoli di angosce ancestrali ricorrenti.

vernissage: 1 giugno 2013. dalle 20 alle 23
ufficio stampaDE LUCA
autori: Maxim Kantor
note: Preview:
29, 30, 31 maggio 2013
dalle 10 alle 18
e
Breakfast con l'artista:
29, 30, 31 maggio 2013
dalle 10 alle 12
genere: arte contemporanea, personale

comunicato stampa 
Dal 1° giugno al 15 settembre 2013 viene presentata al Collegio Armeno Moorat Raphael, Palazzo Zenobio, la mostra “Maxim Kantor. Atlantis” in collaborazione con il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo. L’opera di Maxim Kantor è conosciuta in Italia, dove l’artista ha esposto precedentemente, nel 1988 presso Studio Marconi Milano, nel 1997 alla XLVII Biennale di Venezia, con la mostra “Criminal Chronicle”, a cui fu completamente dedicato il Padiglione Russo, nel 2005 alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia e, da ultimo, l’anno scorso alla Fondazione Stelline di Milano. La mostra presenta, nel contesto della Biennale, l’opera di questo straordinario artista (nato a Mosca nel 1957; vive tra l’Île de Ré inFrancia, Oxford, Berlino e Mosca) il quale, nel suo intenso lavoro ripropone la storia del XX secolo fino ai nostri giorni, con particolare attenzione agli eventi legati alla Rivoluzione Russa e alla Prima Guerra Mondiale. I soggetti delle sue incisioni sono i grandi protagonisti della storia, di cui ne fa un’implacabile e severa critica, oltre che oggetto di una sottile quanto sferzante ironia, mostrando invece compassione e forte partecipazione per le vittime e per i “vinti”.
L’immagine centrale delle sue opere è Atlantide che si inabissa nell’oceano, come racconta Platone. Il cuore, infatti, di questa esposizione, a cui fa da cornice un nucleo di opere rappresentave dell’intera attività pittorica di Kantor (1980-2012),
è il portfolio “Vulcanus. Atlas”, realizzato nel 2010, che offre – come ha scritto Vittorio Hösle – “addirittura una filosofia della storia del XX secolo”. In questo ciclo, motivi dell’antica iconografia russa sono combinati con elementi da cartellonistica di propaganda, registrando la morte di Lenin e di Stalin, l’assassinio di Trozky, la nascita dei nuovi assetti mondiali nel 1945 e nel 1991 con le conseguenti trasformazioni sociali. Offrendo, come aggiunge Hösle, “una visione dell’Europa come di un animale ferito che non vuole morire”, e lanciando così “una sfida amara all’ufficiale euroottimismo”.
Pittore, raffinato incisore e scrittore, Maxim è il figlio dell’intellettuale e filosofo Karl Kantor, con il quale ha sempre avuto un profondo rapporto di vicinanza e di confronto. L’elemento principale delle sue opere sono le persone. I loro volti, i loro corpi e, naturalmente, le loro anime; ha dipinto un numero strepitoso di ritratti, a cominciare da quelli dei genitori, e molti autoritratti, segnando così le tappe intrecciate della propria arte e della sua profonda riflessione storico-filosofica. Dopodiché incomincia a dipingere sia gruppi piccoli (come in alcune Mense) che gruppi molto affollati (una disciplinata colonna di prigionieri, i personaggi in un piccolo mercato recintato da assi di legno come fosse un luogo di detenzione); la caratteristica di questi “gruppi” è sottolineata dal titolo di una delle sue opere più note, Folla solitaria, del 1992, in cui, come fa notare Cristina Barbano, “le persone sono insieme, ma sono sole come in una foresta sono gli alberi a cui esse, alte e ossute, tanto assomigliano”.
Si suole dividere la sua intensa e appassionante produzione artistica in tre periodi principali: il “Periodo Rosso” (Periodo Sovietico, 1980 - fine anni Novanta), caratterizzato da dipinti che rappresentano case, prigioni, lager, ospedali, metropolitane, ma anche e soprattutto uomini che, pur oppressi da un regime disumanizzante, conservano “umanità” nel senso più ampio e più profondo del termine; lo stile di quegli anni, definito di “resistenza”, è spesso particolarmente crudo. Segue, nel successivo decennio, la fase denominata “Il Nuovo Impero”: la caduta del comunismo, alla fine degli anni Ottanta, rappresenta per Kantor la possibilità di viaggiare per il mondo, di abitare in altre città come Berlino, Londra, Parigi. Inizia qui un’epoca di grandi speranze, caratterizzata anche dalla perdita di orientamento. La Russia crolla, ma anche l’Europa attraversa una profonda crisi. L’opera riassuntiva di questi dieci anni è il portfolio di litografie “Metropolis”. Negli ultimi anni, dal 2008 ad oggi, la consapevolezza della fine di un certo “ciclo storico”, non solo in Russia, è diventata evidente: il mondo è entrato in una crisi profonda, non solo politica, ma anche intellettuale. Il compendio del lavoro di questo periodo (da lui chiamato “Atlandide”) si ritrova nell’ultimo portfolio grafico “Vulcanus”, dove Kantor si ritrae nella prima incisione con il titolo “Autoritratto tra Lenin e Putin” (2010). Kantor ha presentato la serie “Vulcanus. Atlas” lo scorso anno a Berlino alla Galerie Nierendorf; recentemente al Musée du Montparnasse di Parigi, all’Ashmolean Museum of Art and Archaeology di Oxford (in occasione della Conferenza Internazionale sul tema “Come rispondere alla crisi globale” da lui promossa con il sostegno della Cattedra di Politica Mondiale dell’Università di Oxford, e al Museo di Stato di San Pietroburgo.
“Un quadro – egli ha scritto - è tanto più pregiato quanto maggiori sono stati gli sforzi e la pazienza che gli ha dedicato il pittore. Quell’ultima, liberatoria pennellata è possibile soltanto se prima ce ne sono state tante altre inutili e imprecise. L’esperienza del pittore è fatta di sconfitte quotidiane. Bisogna togliere il superfluo e lasciare solo il necessario. Il metodo del pittore è parente stretto di quello scelto da Amleto, non appena l’obiettivo diventa chiaro. Lui dice di voler cancellare dalla memoria tutto ciò che impedisce di concentrarsi sulle cose più importanti. Per occuparsi delle cose più importanti, è necessario eliminare dalla memoria tutte le cose che importanti non sono”. Sono parole tratte da un suo romanzo, che suonano come una suggestiva e saggia lezione di metodo di lavoro, ma anche – si usa dire oggi – di “filosofia della vita”.

Ingresso libero. Orario: 11,00 / 18,00 lunedì chiuso
Palazzo Zenobio, Collegio Armeno, Venezia, Dorsoduro 2596 – tel. 0415228770
Ufficio Stampa:
Studio Antonio Dal Ponte (Segreteria organizzativa) San Polo 622, 30125 Venezia
Tel. 041/5239315 – 0041/2417651 (fax) – studiodalponte@libero.it

De Luca Comunicazioni, Roma - cell. 333/8264292 – micheledeluca6@gmail.com






Aldo Mondino - Ottomané


Venezia - dal primo giugno al 31 luglio 2013
Aldo Mondino - Ottomané

BERENGO COLLECTION GALLERY
San Marco 412/413 (30124)
+39 0412410763 , +39 0412419456 (fax)
berengocollection@yahoo.it
www.berengo.com


Durante la kermesse d’arte più importante al mondo, Venezia punta due riflettori sul multiforme lavoro di Aldo Mondino che -in concomitanza della 55. Biennale Internazionale d’Arte- è presente con la personale Ottomané, nella suggestiva antica farmacia sede della Berengo Collection, e con la collettiva Glasstress, presso Palazzo Cavalli-Franchetti, la Scuola Grande Confraternita di San Teodoro e il Berengo Centre for Contemporary Art and Glass
orario: tutti i giorni, h. 10 – 23
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 1 giugno 2013. ORE 18
ufficio stampaNORA COMUNICAZIONE
curatori: Valerio Dehò
autori: Aldo Mondino
note: anteprima stampa venerdì 31 maggio, ore 12
genere: arte contemporanea, personale

comunicato stampa 
Durante la kermesse d’arte più importante al mondo, Venezia punta due riflettori sul multiforme lavoro di Aldo Mondino che -in concomitanza della 55. Biennale Internazionale d’Arte- è presente con la personale Ottomané, nella suggestiva antica farmacia sede della Berengo Collection, e con la collettiva Glasstress, presso Palazzo Cavalli-Franchetti, la Scuola Grande Confraternita di San Teodoro e il Berengo Centre for Contemporary Art and Glass.

La presenza di Aldo Mondino a Venezia in occasione della Biennale d’Arte appare quasi naturale non solo per il contributo che l’artista torinese ha dato all’arte contemporanea italiana e internazionale, ma anche perché uno dei suoi temi preferiti è stato il confronto con l’Oriente di cui Venezia è sempre stata anello di congiunzione privilegiato.
Tutto il lavoro di Mondino è intessuto di rapporti con le culture dell’Est del mondo, ma anche con l’Orientalismo europeo di fine Ottocento. Nella splendida cornice della “Vecchia farmacia” della Berengo Collection -in cui sono stati sapientemente mantenuti gli arredi d’epoca in legno intarsiato, a due passi da Piazza San Marco- Ottomané, a cura di Valerio Dehó, presenta dal 2 giugno al 31 luglio una ventina di opere che illustrano questo aspetto del lavoro dell’artista torinese.

È nota la predilezione di Aldo Mondino per il meraviglioso, per un’arte sensuale e colta, sempre sorprendente e piena di coups de théâtre. Tale fascinazione per la raffinatezza viene raccontata in mostra sia dai suoi gioielli – capolavori dell’oreficeria realizzati a Valenza da suoi progetti e con la sua supervisione – sia dal lavoro Jongleur, sintesi perfetta tra il vetro di Murano e il bronzo, realizzato da Berengo Fine Art, che ricorda l’Oriente per la perfezione tecnica e il gioco dei rapporti tra i materiali.
Vi sono tracce e profumi d’Oriente nei suoi tappeti dipinti o realizzati con granaglie, semi, caffè; così come in Dumauntai, scultura in ceramica che ritrae una coppia di gemelle siamesi il cui titolo in piemontese vuol dire “diamoci un taglio”: un’ironia, certamente non politically correct, per definire i due ieratici volti femminili dai tratti orientali e dall’acconciatura in perfetto stile thai.

La mostra veneziana diventa inoltre occasione di confronto tra l’artista torinese e uno dei suoi punti di riferimento nella storia dell’arte: Edouard Manet, protagonista negli stessi giorni di una grande mostra a Palazzo Ducale. Mondino ha ripreso diverse opere di Manet, come Le philosophe, e anche suoi personaggi e temi come nell’opera geniale dal titolo Ottomané (1992) in cui in otto quadri, un vaso di fiori dell’artista francese viene da lui interpretato. L’occasione della personale di Mondino durante la Biennale diventa così motivo per confronti e rimandi tra arte moderna e contemporanea assolutamente straordinari.

Aldo Mondino ha ripreso lo spirito orientale della ricercatezza delle forme e della materia, la sensualità delle linee e del colore, il gioco del movimento con le sue famose “turcate”, in cui accanto alla gestualità della pittura che accompagna la danza dei dervisci spesso sovrapponeva elementi decorativi.
S’incontra qui un’altra caratteristica importante della sua opera: l’aver elevato ad Arte la decorazione, il mosaico, la ceramica, il vetro. Già nella celebre serie degli Iznik non solo veniva ricordata la città bizantina e poi turca di Nicea, sede di due concili importantissimi, ma venivano rappresentate anche le celebri maioliche ottomane.

È in questo ambito concettuale che s’inscrive la partecipazione di Mondino alla collettiva Glasstress evento collaterale della Biennale giunto alla sua terza edizione. Intento della mostra è quello di rivelare come gli artisti contemporanei usino il vetro quale mezzo espressivo d’eccezione. Per molto tempo, soprattutto a Venezia e Murano, il vetro è stato associato alla mera decorazione, ed è stato sottovalutato il suo utilizzo per la realizzazione di opere di grandi artisti.

A Glasstress, Mondino è presente con la scultura Angurie senza fine, una colta e, come sempre, ironica citazione della celebre "Colonna senza fine" di Bracusi, realizzata a Murano nel 2003.

Accanto a lui, tra gli altri: Ron Arad, Cai Guo-Qiang, Mona Hatoum, Joseph Kosuth, Mimmo Paladino, Tony Oursler, Joana Vasconcelos, Zhan Wang.


Schede delle mostre
PERSONALE
Titolo Ottomané
A cura di Valerio Dehó
Sede Berengo Collection | San Marco 412/413, Venezia
Date 2 giugno – 31 luglio 2013
Anteprima stampa venerdì 31 maggio, ore 12
Inaugura sabato 1 giugno, ore 18
Orari tutti i giorni, h. 10 – 23
Ingresso libero

COLLETTIVA
Titolo Glasstress. White Light / White Heat
A cura di Adriano Berengo, James Putnam
Sedi Palazzo Cavalli-Franchetti | S. Marco, 2847, Venezia Scuola Grande Confraternita di San Teodoro | San Marco, 4810, Venezia Berengo Centre for Contemporary Art and Glass | Campiello della Pescheria Murano, Venezia

Date 1 giugno – 24 novembre 2013
Inaugura venerdì 31 maggio, ore 18.30 Palazzo Cavalli – Franchetti, Venezia, ore 21 Berengo Centre, Murano (su invito)
Orari tutti i giorni, h. 10 – 18
Ingresso unico per le tre sedi: intero euro 10 – ridotto euro 8 per gruppi, over 65 e bambini
Catalogo con testi di Adriano Berengo, James Putnam, Frances Corner

Info al pubblico Archivio Aldo Mondino T. + 39 02 33 60 77 05 | info@aldomondino.it Berengo Studio T. +39 041 5276364 | 041 739453

Ufficio stampa
NORA comunicazione – Eleonora Caracciolo di Torchiarolo
Via A. Sforza 9 | 20136 Milano t. +39 339 89 59 372
info@noracomunicazione.it | www.noracomunicazione.it





Rubens Fogacci - Exitimità

 Il Pensatore, opera di Rubens Fogacci, collezione privata

Bologna - dal primo al 26 giugno 2013
Rubens Fogacci - Exitimità

GALLERIA WIKIARTE
Via San Felice 18 (40122)
+39 3297135233
info@wikiarte.com
www.wikiarte.com


L’arte di Rubens Fogacci vive sotto il segno dell’Extimità, l’esternazione della parte più intima del sé. Non si tratta del semplice esternismo corporeo, di quella specie di “outing” della società odierna, dove tutto è esibito, urlato, nudo
orario: dal lunedì a domenica
mattina dalle 10.30 alle 12.30
pomeriggio dalle 16.30 alle 19.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 1 giugno 2013. h 18
catalogo: in galleria. a cura di Deborah Petroni, pp. 48 €.10,00
curatori: Francesca BoglioloDeborah Petroni
autori: Rubens Fogacci
patrocini: Palazzo Oddo
Comune di ALbenga
Galleria Wikiarte di Bologna
genere: arte moderna e contemporanea, arte contemporanea, performance - happening, presentazione, personale, arte moderna


comunicato stampa 
COMUNICATO STAMPA
Lo splendido e storico Palazzo Oddo
in Via Roma 58
nella meravigliosa città delle cento torri
Albenga
è lieta di invitarvi sabato 1 giugno
alle ore 18.00
alla personale di
RUBENS FOGACCI
EXTIMITA’

L’arte di Rubens Fogacci vive sotto il segno dell’Extimità, l’esternazione della parte più intima del sé. Non si tratta del semplice esternismo corporeo, di quella specie di “outing” della società odierna, dove tutto è esibito, urlato, nudo. Non si tratta neanche di un’intimità forzata a rivelarsi, tradita da uno spirito estroverso. La spiegazione di questo nuovo atteggiamento, antropologico prima ancora che estetico, sta nella riscoperta dell’intimo, avvenuta per mano della solita schiera d’intellettuali nella seconda parte del XX secolo e, quindi inte -letta, ragionata e indotta a ri-nascere, indubbiamente per il sentito malore della sua carenza. Ebbene, concesso l’ “ esibizionismo” alla nostra realtà, liberata di ogni internazione, essa tende, per semplice legge fisica, a bilanciare questo estremismo e a crea un ambiente spirituale, virtuale e telematico. Questo è il nuovo ambiente della vita interiore e, dunque, dell’intimità, meglio, dell’extimità o, per dirla con il celebre psicologo Pasini, la pubblicazione del privato. La nuova cyber intimità richiede il possesso, no, il possedersi di avanzati strumenti tecnologici che condannano, per la loro freddezza, alla solitudine e l’ isolamento davanti allo schermo, dove è diffusa on-line l’anima dell’uomo moderno. Lo spazio e il tempo della condivisione di sentimenti si azzerano, poiché virtualmente immediati. L’habitat della creatività, quella destinata all’interpretazione del segreto mondo intero, s’impoverisce perche trasmesso telematicamente, senza più produrre i corpi fisici della sua inesauribile flora e fauna. Questo avrebbe potuto essere il quadro della desolante realtà affettiva, se il nuovo illimitato fare estetico, quello sorto dopo “la morte dell’arte”, non avesse avvertito la progressiva perdita dell’essere a favore del fare e non avesse attivato procedimenti etici per contrastarla.
L’operazione artistica del giovane artista bolognese è esemplare per l’effettuarsi di questi dinamismi di rettifica. La sua ricerca nasce e si evolve con il chiaro intento né di nascondere, né di rendere virtuale, il ricco mondo del creativo, bensì di renderlo “fruibile” per il solitario consumatore cibernetico, capace di percepire solo con gli occhi, avendo perso la possibilità di coinvolgere gli altri sensi. Fogacci prepara frutti gustosi, succhi sgorganti, figure carnali e provocanti usando solo i colori e la propria maestria di pittore. Decisivo per la buona riuscita di questo “banchetto per gli occhi” è sempre il moto intimo, la personale gioia di vivere, portati all’esterno in un impeto barocco, generoso e inesauribile, come l’animo dell’artista.
Figure sinuose, colori vivi, disegno incisivo celebrano un nuovo realismo post-moderno e post-magico, in continua evoluzione come il costante work in progress della virtuale rete mondiale. Questa è un’affermazione voluta e fatta con convinzione giacché l’efficacia comunicativa è diventata la principale caratteristica anche per l’opera d’arte, costretta a misurarsi con un’infinità d’immagini, immediate e tecnologiche, ma non per questo capaci a competere con l’interattività di un oggetto artistico, nata dalla sua semplice presenza fisica. Essere qui e ora non significa rendersi visibili in questo momento, bensì offrire il corpo e l’animo all’esterno senza uno schermo di protezione. Rubens Fogacci si concentra non tanto sulla narratività della sua pittura quanto sulla sua presenza “invadente”, in quanto dominante nel contesto d’esposizione. La pienezza, la policromia e la dinamica delle forme donano un tono alto alla raffigurazione, conciliante figurativo e astratto nel linguaggio post-moderno che, già in precedenza, abbiamo definito come un Melting polular art. La distanza da una delle correnti più “chiassose” della storia dell’arte è evidente a livello concettuale: La Pop Art include lo spettacolo quotidiano della società moderna, mentre Fogacci esterna la complessità della vita interiore, realizzando l’Extimità dell’intimità.
Testo a cura di Denitza Nedkova
Presentazione critica a cura di:
Francesca Bogliolo

Curatore mostra
Deborah Petroni

entrata libera
orari:
dal lunedì a domenica
mattina dalle 10.30 alle 12.30
pomeriggio dalle 16.30 alle 19.30
Mail: info@wikiarte.com




Matteo Accarrino - Opere Preziose


Bologna - dal primo al 12 giugno 2013
Matteo Accarrino - Opere Preziose

TEDOFRA ART GALLERY
Via Delle Belle Arti 50 (40126)
info@galleriatedofra.it
www.galleriatedofra.it


Per rappresentare l’imponderabile c’è bisogno di operare senza preconcetti per fare dei lavori che siano veramente “preziosi” nel colore e nei materiali usati che sia carta, tela o vetro. “
Con questo pensiero Matteo Accarrino sintetizza come lo scorrere del tempo non ha intaccato la sua creatività.
orario: dal lunedi al sabato 10,00/14,00-15,00/19,00
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittance
vernissage: 1 giugno 2013. ore 18,30
catalogo: in galleria.
curatori: Carmela Claps
autori: Matteo Accarrino
patrocini: Comune di Bologna Quartiere San Vitale
genere: arte moderna e contemporanea, personale

comunicato stampa 
"OPERE PREZIOSE”

“Col passare degli anni, manualità e pensiero vanno di pari passo, il mio sapere seppure un po’ più lento, mi permette di ottenere quel risultato di imponderabilità ed uso indifferenziato di attrezzi come pennelli, spatole, stecchi oppure le mie stesse dita. Comunque il risultato non cambia per rappresentare l’imponderabile c’è bisogno di operare senza preconcetti per fare dei lavori che siano veramente “preziosi” nel colore e nei materiali usati che sia carta, tela o vetro. “

Con questo pensiero Matteo Accarrino sintetizza come lo scorrere del tempo non ha intaccato minimamente la sua creatività e la voglia di dedicarsi all’arte come ha sempre fatto nel corso della sua vita, seppur più lentamente la sua ricerca continua e la sua vitalità artistica rende le opere prodotte negli ultimi anni “ Preziose”.

“Opere Preziose” è il titolo della mostra che si inaugurerà il 1 giugno alla galleria Tedofra di Bologna, prima mostra di un progetto che vede impegnato l’artista nel corso del 2013, a Ravenna alla galleria niArt, città dove Accarrino vive e dove dal 2009 al 2012 ha trasformato un antico fienile , in “CASA MUSEO” , dove ha dato la possibilità a chiunque di visitare una ricca collezione privata di artisti italiani e stranieri , a documentazione della passione per l’arte che lo ha sempre contraddistinto e dove sono state ospitate e organizzate mostre ed eventi legati alla musica e alla poesia, al Palazzetto dell’arte di Foggia città dove nel 1979 ha dato vita al “Laboratorio Artivisive”, attivo fino al 2002, come luogo di sperimentazione artistica e di documentazione sugli esiti più avanzati della ricerca.






Sergej Glinkov - Bucolica


Assisi (PG) - dal primo al 16 giugno 2013
Sergej Glinkov - Bucolica

MINIGALLERY_ASSISI
Via Portica 26 (06081)
www.minigallery.it



L’artista originario di Kiev e da tempo adottato dall’Italia, prima da Venezia ed ora da Trieste, propone vaghe ambientazioni bucoliche dalle quali emergono figure umane ed animali che, in contrasto con l’apparente leggerezza del tratto comunicano energia e carica sensuale.
orario: tutti i giorni dalle 10.30 alle 19.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 1 giugno 2013. ore 17.30
curatori: Laura Bartoli
autori: Sergej Glinkov
genere: arte contemporanea, personale







sabato 4 maggio 2013

Ezio Gribaudo - Small one


Torre Pellice (TO) - dal 4 al 26 maggio 2013
Ezio Gribaudo - Small one

DB PROJECT
Via Arnaud 31 (10066)
+39 347 6472690
db.project@libero.it


L’esposizione, intitolata Small One,
ha come oggetto opere di piccole
dimensioni (13 per 17,5 cm)
nelle quali i temi e i soggetti più
esplorati dall’autore – pensiamo al
vitalismo mitico in perenne bilico
tra l’essere per la carne e una
levità originaria – trovano
rinnovata intensità e dinamismo
compositivo.
Laura Scaramozzino

vernissage: 4 maggio 2013. h 17.30
autori: Ezio Gribaudo
genere: arte contemporanea, personale










Diego Gabriele - Fondi neri


Livorno - dal 4 al 10 maggio 2013
Diego Gabriele - Fondi neri

IL MELOGRANO
Via Giovanni Marradi 62/68 (57126)
info@ilmelograno.eu
www.ilmelograno.eu


Diego Gabriele usa i cartoni, sui quali disegna con gesso e acrilici con tratti sintetici, fumettistici. Dopo “Ma sono Nude” e “Mentre guardi” ecco il ciclo “Fondi Neri”. Le sue tenerissime "pupe" dagli occhi tondi e furbetti sono ora disincantate e hanno una drammaticità intensa e toccante.
orario: 10.00 - 13.00 e 16.00 - 20.00. Chiusi nelle mattine della domenica e del lunedì.
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 4 maggio 2013. ore 18.00
autori: Diego Gabriele
genere: arte contemporanea, personale






comunicato stampa 
Diego Gabriele è nato nel 1981. Attivo nel campo del Live Painting, fa parte del gruppo di artisti “Improponibile”. Ha esposto a Firenze, Milano, Berlino, Genova, New York. Ha collaborato tra l’altro con Pitti Immagine e disegnato per il famoso negozio L'Eclaireur a Parigi. Usa materiali di riciclo, cartoni sui quali disegna con gesso e acrilici e ha tratti sintetici, fumettistici. L’attenzione è rivolta al mondo femminile e le sue “pupe” sono tenerissime. Gli occhi parlano e raccontano ogni cosa, svelandoci segreti birichini ma anche storie forti o passionali. Sono volti infantili e furbetti, che si assicurano la nostra simpatia. Dopo “Ma sono Nude” e “Mentre guardi” il giovane artista presenta il ciclo “Fondi Neri”. Molto bianco e qualche accenno di rosso o azzurro: il cartone questa volta è nero e ben si adatta alla nuova drammaticità delle espressioni. Le ragazze di Diego Gabriele, ammiccanti, giocose, con grandi occhi tondi, sono adesso più mature, consapevoli. Sorprese nel buio non nascondono una rassegnata disillusione, un mesto disincanto, la stanchezza di chi non può condividere l’infinito che ha in cuore. Nel vuoto che le circonda non riescono più a sorridere, neanche con lo sguardo.






Normanno Soscia - Personale


Latina - dal 4 al 30 maggio 2013
Normanno Soscia - Personale

LARANAROSSA GALLERY
Via Giuseppe Parini 27 (04100)
+39 3478403135
infoersiliasarrecchia@gmail.com
www.ersiliasarrecchia.it


Opere dominate da personaggi mitologici, giocolieri, personaggi quasi felliniani, ma anche soggetti vicini alla quotidianità. Attraverso sapienti giochi cromatici, a volte con toni pastello, altre con cromie sgargianti e colori quasi innaturali, ci introduce alle dinamiche di coppia e al complicato
orario: da martedì a sabato ore 17.30 - 19.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittance
vernissage: 4 maggio 2013. ore 18.00
catalogo: in galleria. a cura di Paolo Levi, Mondadori, € 35,00
curatori: Ersilia Sarrecchia
autori: Normanno Soscia
genere: arte contemporanea, personale





comunicato stampa 
laranarossaGALLERY e' lieta di ospitare l'artista Normanno Soscia che esporrà una selezione delle sue opere piu' recenti.
Apertura sabato 4 maggio ore 18.00.
Saranno presenti l'artista Normanno Soscia, la fisarmonicista Giuliana Soscia che si esibirà in una performance musicale e lo scrittore Renato Gabriele che presenterà le opere del Maestro.

Nato nel 1938 ad Itri, dove vive e lavora.
Fin da giovanissimo ha cominciato a delineare un proprio stile basato sull’elaborazione fantastica della ricca realtà che lo circonda. Le sue opere sono ispirate al mondo contadino, alle sue leggende, alle sue storie, alle fantasie e alle tradizioni popolari. Opere dominate da personaggi mitologici, giocolieri, personaggi quasi felliniani, ma anche soggetti vicini alla quotidianità. Attraverso sapienti giochi cromatici, a volte con toni pastello, altre con cromie sgargianti e colori quasi innaturali, ci introduce alle dinamiche di coppia e al complicato intreccio delle relazioni umane.
Tra le varie pubblicazioni che parlano del suo lavoro c'e una monografia edita da Mondadori a cura di Paolo Levi.






Giuseppe Menozzi - Dimensioni di spiritualità

 Giuseppe Menozzi, Pentimento, 2005. Tecnica mista su tavola, 50x40 cm.

Firenze - dal 4 al 30 maggio 2013
Giuseppe Menozzi - Dimensioni di spiritualità

SIMBOLI ART GALLERY
Via Di San Giuseppe 6r (50122)
simboliart@libero.it


La mostra, curata e presentata dal prof. Giammarco Puntelli, comprende una selezione di 25 dipinti (olii e tecniche miste su tavola e su tela) dell'artista, dalla fine degli anni Ottanta agli ultimi anni, alcuni dei quali esposti per la prima volta al pubblico in questa occasione.
orario: lunedì 16.30-20 / da martedì a domenica 10-13 e 15-20
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 4 maggio 2013. ore 17.30
catalogo: in galleria.
curatori: Giammarco Puntelli
autori: Giuseppe Menozzi
genere: arte contemporanea, personale


comunicato stampa 
Il 4 maggio prossimo alla Simboli Art Gallery di Firenze si inaugura la mostra personale di Giuseppe Menozzi (Mirandola 1956) dal titolo Dimensioni di spiritualità.

La mostra, curata e presentata dal prof. Giammarco Puntelli, comprende una selezione di 25 dipinti (olii e tecniche miste su tavola e su tela) dell'artista, dalla fine degli anni Ottanta agli ultimi anni, alcuni dei quali esposti per la prima volta al pubblico in questa occasione.

La mostra ripercorre i tre importanti cicli in cui si è configurata, negli ultimi venticinque anni, la vivace attività artistica del pittore emiliano, il quale ha fatto del colore usato in senso lirico e delle forme perennemente in bilico tra figurazione e astrazione, un tratto caratteristico del suo linguaggio espressivo dalla forte valenza spirituale.

Il primo ciclo, denominato "I Cavalieri dell'Apocalisse", è un percorso denso di sentimenti contrapposti come la sofferenza e la speranza, la gioia e il dolore, sempre segnato, però, dal significato spirituale della luce. Nei dipinti appartenenti a questo ciclo, figure nude indefinite si muovono come danzando e, in alcuni casi, volteggiando quasi come fossero sospinti da un alito di vento, in un'atmosfera rarefatta, estatica e gioiosa, dove i vibranti colori sembrano rincorrersi, intrecciarsi e mutare di continuo, fino a convergere in un'esplosione di luce, che quasi sempre si ritrova al centro dell'opera.

Nei dipinti appartenenti al secondo ciclo, intitolato "L'Evento", i toni diventano molto più drammatici. Le figure sembrano scomparire sotto l'azione di forze violente, ancora una volta dettate dall'emozione, e cariche, perciò, di sensazioni e di sentimenti diversi e contrapposti: la fatica, la sofferenza, la consolazione e la speranza. Le superfici delle opere appaiono dense, magmatiche e brulicanti. Dall'ammasso caotico di tracciati di colori sgocciolanti e materici, stesi sulla tela dall'artista con vibrante vitalità, si aprono squarci di rosso cupo e profondo: sono sprazzi di luce, momenti di estasi spirituale che si distaccano con forza e lucidità dal groviglio confuso e tormentato emblema della sofferenza della carne.

Nel terzo ciclo, quello della "Luce", il cammino dell'artista trova il suo approdo nel segno del Tau, un simbolo di spiritualità importante, legato alla dimensione dell'eterno e del sacro, che, quasi sempre dipinto di bianco, emerge con evidenza nelle opere, staccandosi nettamente dal caos stratificato dei frammenti di figure e di colori sottostanti. È un simbolo, quello del Tau, che vuole indicare, come una luce calda e nitida, la via da seguire. Improvvisamente tutto sembra più chiaro: adesso tutto sembra avere un ordine preciso che si manifesta sulla superficie pittorica con gli ampi piani di colore uniforme, solitamente bianco, che copre parte del magma pulsante di colore e materia.
In questo ciclo l'artista ha superato l'armonia formale e la forza dei contenuti drammatici delle due precedenti fasi, approdando alla serenità di chi sa di aver compiuto, dopo una profonda riflessione, una scelta sofferta, ma importante e giusta.







Jan Muche

 Jan Muche, "Schaukel", 2011, 250x200 cm

Cremona - dal 4 maggio all'undici giugno 2013
Jan Muche

INTERNO18
Via Eugenio Beltrami 18 (26100)
info@galleriainterno18.it
www.galleriainterno18.it


Muche, allievo di Karl Horst Hödicke, con il suo lavoro eredita magistralmente il percorso di ricerca della pittura tedesca e in particolare di quella berlinese, attestandosi come uno dei suoi maggiori rappresentanti.
orario: martedì – sabato ore 10.30–12.30 e 15.30-19.30
domenica ore 15.30–19.30

(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 4 maggio 2013. ore 18.00
autori: Jan Muche
genere: arte contemporanea, personale




comunicato stampa 
INTERNO18 presenta la mostra personale di Jan Muche.
Dal 4 maggio all’11 giugno saranno esposte circa 20 opere, di medio e grande formato, appartenenti alla produzione più recente dell’autore.
Allievo di Karl Horst Hödicke, con il suo lavoro eredita magistralmente il percorso di ricerca della pittura tedesca e in particolare di quella berlinese, attestandosi come uno dei suoi maggiori rappresentanti.
Attinge all’estetica dei film noir, al costruttivismo e al Bauhaus per realizzare spazi immaginari caratterizzati da scorci prospettici audaci e al limite della distorsione. Tutto è degno di rappresentazione e non esiste contrapposizione fra astrazione e figurazione.
Le opere in mostra, concepite con un atteggiamento pittorico che Klaus Theweleit definisce garage-style, sono “scatole temporali compresse”, un repertorio di motivi che tralasciano il naturalismo e la narrazione per approdare ad uno spirito costruttivista, dove pittura e realtà appaiono raffigurazioni senza contenuto.
Le planimetrie industriali, gli apparati tecnologici e le strutture in acciaio si sviluppano attraverso la fusione e la giustapposizione di sfumature, campiture e moduli cromatici. Le composizioni sono espressione di una tendenza grafica e geometrica unita all’uso diretto del colore.
Muche, esploratore d’immagini ed osservatore attento dei “rifiuti visivi” prodotti dalla contemporaneità e dai suoi media, porta la personale ricerca creativa ad un risultato estetico “altro” rispetto alla tradizione in cui, di fatto, opera: quella riconducibile ai Maestri Hödicke e Baselitz.
Jan Muche è nato a Herford (Germania) nel 1975. Vive e lavora a Berlino.






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