mercoledì 31 ottobre 2012

Mary Obering - Architetture di luce


Lecce - dal 31 ottobre al 3 dicembre 2012
Mary Obering - Architetture di luce

E-LITE STUDIO GALLERY
Corte San Blasio 1/c (73100)
+39 3938763086


Echi di Donald Judd, Carl Angre, Mondrian, Sol Lewitt illuminati dall'amore per la pittura italiana del Trecento e del Quattrocento: una mostra che coinvolge lo spettatore in un intenso dialogo tra l'America e il Salento.
orario: da lunedì a sabato ore 09 - 20
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 31 ottobre 2012. h 18.30
curatori: Marina Pizzarelli
autori: Mary Obering
patrocini: Comune di Lecce - Settore Cultura
genere: arte contemporanea, personale


comunicato stampa 
E-lite studiogallery si apre alla scena dell’arte contemporanea americana con “Architetture di Luce”, personale dell’artista newyorkese Mary Obering, a cura di Marina Pizzarelli, che inaugurerà il 31 ottobre alle ore 18:30 presso la sede della galleria leccese, dove sarà visitabile fino al 3 dicembre 2012. La mostra sarà presentata con una conferenza stampa lunedì 29 ottobre 2012 alle ore 11:00 presso gli spazi del MUST, Museo Storico della Città di Lecce, seguirà la preview stampa presso gli spazi di E-lite studiogallery. Mary Obering sarà presente

La galleria leccese, con il preciso intento di creare uno scambio continuativo tra la realtà locale e quella americana in una logica di interazione e coinvolgimento artistico, culturale e territoriale, porta, per la prima volta a Lecce uno dei più alti esempi fra gli artisti musealizzati legati alla pittura astratta. Mary Obering è, infatti, presente con le sue opere nelle collezioni permanenti di alcune tra le più importanti realtà espositive del mondo, da musei come il Museum of Fine Arts di Boston o il Whitney Museum of American Art di New York a gallerie private come la Galerie Frank Elbaz di Parigi o la John Weber Gallery di New York.

La mostra è realizzata da E-lite studiogallery in collaborazione con il Comune di Lecce – settore Cultura e Maison de Créatife. Sponsor Vestas Hotels & Resort.


La mostra

“Architetture di luce” racconta una pittura che è struttura ed emozione, e che in perfetta armonia con lo spazio espositivo della galleria, uno spazio architettonicamente connotato dalla luce e dalla pietra leccese, presenta un coinvolgente percorso nell’arte della Obering, in quella sua particolare sintesi tra il rigore astratto della tradizione minimalista americana e il senso della forma, la sensualità cromatica, l'amore per la preziosità delle tecniche e dei materiali, ispirati al Medioevo e al Rinascimento italiano.

Il percorso espositivo, composto di oltre venti opere (di cui quelle degli ultimi anni esposte per la prima volta), “come in un polittico trecentesco, crea un sistema polifonico, una percezione simultanea dei diversi elementi e della loro connessione in un’unità, che li comprende e li supera”, racconta la curatrice Marina Pizzarelli, e in un accattivante gioco di luce e di rapporti tra le contrastanti superfici opache e lucide, la griglia geometrica nella quale s’inseriscono le campiture e l’architettura in pietra leccese degli spazi di E-lite studiogallery, genera un forte impatto emozionale.

Lo stretto legame tra la Obering e il Salento (da lei eletto luogo ideale per ispirarsi e in cui ama trascorrere la primavera e l’autunno in una quotidianità divisa tra la casa di Novaglie e lo studio di Specchia) è evidente nel ciclo di opere selezionate per la mostra, che mettono in risalto il risultato di un dialogo privilegiato fra l’artista e l’architettura salentina, con un particolare apprezzamento alla severità dell’architettura normanno-sveva, le masserie, le costruzioni povere salentine. Un dialogo che l’ha portata a mettere alla base della sua ricerca il modulo parallelepipedo del mattone di pietra leccese, elemento primario dell’architettura salentina e a giocare sul rapporto di questo stesso elemento con il colore e con l’oro.

L’artista americana dimostra, una volta di più, di essere in grado di portare avanti una carriera artistica di alto livello, iniziata oramai da oltre quarant’anni. Un fascino visuale, una potenza espressiva e uno slancio vitale che, nella fusione tra il piacere della forma classica e mediterranea con l'alfabeto minimal della recente tradizione americana, “sembrano voler condurre per mano il visitatore a guardare le cose con gli occhi incantati dell’artista”, come afferma la curatrice nel saggio sulla Obering pubblicato nel volume “Verso Sud”.


L’artista

Vitale figura del panorama newyorkese, Mary Obering vive e lavora dividendo il proprio tempo tra la casa sul mare a Novaglie e il suo studio a Specchia e il suo atelier di Soho. Il suo lavoro combina le tecniche tradizionali del Rinascimento con il formalismo rigoroso, derivato dal minimalismo americano. Le opere sono un vero ibrido fra pittura e scultura e suggeriscono insieme un mistero alchemico e un’eleganza imperiale, attraverso una tecnica che privilegia l’utilizzo della tempera, dell’uovo e della foglia d'oro su pannelli di gesso. Espone in tutto il mondo dal 1971 e si trova in molte importanti collezioni pubbliche e private.


La sede

E-Lite studiogallery si propone come crocevia per la creatività e per la ricerca del “sé” attraverso il linguaggio dell’arte. Lo spazio, un vero e proprio “contenitore culturale”, situato nel cuore di Lecce in un’antica struttura che fa da scenario perfetto a un progetto innovativo, si propone di promuovere la scoperta di “talenti”, di ospitare mostre di artisti già affermati e di dare spazio all’Arte, in tutte le sue innumerevoli forme, colori e sfumature.

martedì 30 ottobre 2012

Allerta Meteo 30 10 2012


Al CENTRO forte maltempo nel corso della giornata sui versanti tirrenici. Allerta per basso Lazio e Campania per abbondanti piogge attese, in zone già duramente colpite dalla precedente perturbazione. Su queste aree possibili allagamenti lampo e locali fenomeni di dissesto idrogeologico vicino ai corsi d’acqua.

Redazione ClassMeteo
meteo@class.it

Sandro Chia - Enigma

Chia Sandro- Perdurare della sola pittura - olio su tela - anno 2002 - cm 70 x 50

Torino - dal 30 ottobre 2012 al 31 gennaio 2013
Sandro Chia - Enigma

GALLERIA GIAMPIERO BIASUTTI
Via Della Rocca 6b (10123)
+39 0118141099 , +39 0118158776 (fax)
info@galleriabiasutti.com
www.galleriabiasutti.com


In mostra una trentina di dipinti di recente produzione del Maestro fiorentino della Transavanguardia che torna ad esporre in una galleria a Torino dopo più di trent'anni.
orario: 10,30-12,30; 15,30-19,30
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: free admittance
vernissage: 30 ottobre 2012. ore 18.00
catalogo: in galleria.
curatori: Francesco Poli
autori: Sandro Chia
genere: arte contemporanea, personale


comunicato stampa 
Questa mostra personale di Sandro Chia alla Giampiero Biasutti, Arte Moderna e Contemporanea, è un evento di particolare interesse perchè è la prima a Torino dopo quelle ormai lontane del 1976 e 1978 da Tucci Russo. E’ un’esposizione che mette a fuoco gli sviluppi attuali della ricerca dell’artista fiorentino attraverso una accurata selezione di una trentina di dipinti, incentrati in particolare su uno dei suoi temi più tipici, quello che mette in scena con valenze ironiche, melanconiche, poetiche, bizzarre, la figura del pittore e l’enigmatico destino della pittura stessa.
Grande protagonista,insieme agli altri esponenti della Transavanguardia, del ritorno postmoderno alla pittura e alla scultura (a partire dalla fine degli anni’70) Sandro Chia è uno dei pochi artisti italiani di consolidata fama internazionale. Ha esposto in tutto il mondo nelle più importanti gallerie, nei grandi musei e nelle manifestazioni espositive di punta come Documenta di Kassel e la Biennale di Venezia. le sue opere si trovano nelle collezioni pubbliche e private di maggior prestigio.

Chia è rimasto sempre vitalmente coerente con i presupposti di fondo della sua sperimentazione pittorica e plastica, caratterizzata da un particolare gusto per gli spiazzanti attraversamenti stilistici, per gli slittamenti letterari, per le ibridazioni fra livelli linguistici e generi figurativi alti e bassi, e per ironici cortocircuiti temporali. Ma in questa sua ultima fase, si puo’ dire che entra in giuoco una visione forse più meditata e profonda, e diventa sempre più marcata l’originale e inconfondibile identità del suo stile personale.


Marcello Diotallevi - Lettere da Citera


Milano - dal 30 ottobre al 12 novembre 2012
Marcello Diotallevi - Lettere da Citera

STUDIO D'ARS
Via Sant'Agnese 12/8 (20123)
+39 02860290 , +39 02865909 (fax)
info@fondazionedars.it
www.fondazionedars.it


L’artista parte da un nudo femminile fotografico, ne fa una fotocopia in bianco e nero, poi tesse sul nudo, cioè sulle parti scoperte di una persona che può esser anche semi spogliata, un reticolo di lettere a macchina.
orario: da lunedì a venerdì ore 16-19.30, giovedì su appuntamento anche 21-23
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 30 ottobre 2012. ore 18
curatori: Grazia Chiesa
autori: Marcello Diotallevi
genere: arte contemporanea, personale



comunicato stampa 
Come nelle Lettere da Citera, che esercitano un fascino nel fruitore, tramutando ogni immagine di pelle in una miriade di caratteri di macchina da scrivere: l’impressione che si riceve è che un braccio, un viso, una gamba, un seno, un collo, i quali appartengono strutturalmente alla persona di una donna, si estrapolino dal loro contesto carnale per assumere una incredibile quanto fascinosa suggestione dattilografica, come se questi dettagli scrivessero a macchina l’esibizione amorosa. L’artista parte da un nudo femminile fotografico, ne fa una fotocopia in bianco e nero, poi tesse sul nudo, cioè sulle parti scoperte di una persona che può esser anche semi spogliata, un reticolo di lettere a macchina. E quale comunicazione più immediata, più visiva e insieme più scritta, di una pelle che racconta se stessa in una missiva? Di queste lettere dall’isola dell’amore imbucate da Venere al solitario dadaista di Fano è stata fatta una mostra alla Stamp Art Gallery di San Francisco. Il bianco e nero è ritmato con una forte astrazione dell’immagine figurale, dove il bianco è riciclato di una pelle di lettere e il nero di tutto il circostante che non serve o meglio che serve soltanto a sparire per dare spicco al messaggio.
Marcello Venturoli (Roma, 1996)



Marcello Diotallevi è nato nel 1942 a Fano. Ha vissuto a Roma dal 1946 al 1974 dove, per un decennio, ha esercitato l’attività di restauratore presso il Laboratorio di restauro in Vaticano. Ha inizio in quegli anni anche la sua attività artistica all’insegna dell’irrequietezza. Nei primi anni Settanta si occupa di grafica e inizia a scrivere. Sul finire degli anni Settanta hanno inizio le sue incursioni nell’area della Mail Art e della Poesia Visiva. In oltre quarant’anni di costante attività ha collaborato con suoi interventi a libri e riviste nazionali e internazionali. Nel 2007 è invitato al 52° Biennale di Venezia. Dal 1974 abita a Fano.
Contatti: via Veneto 59 t. 0721 808851 - email: dio.maramao@hotmail.it



lunedì 29 ottobre 2012

Cinema al Castello - sabato 3 e domenica 4 novembre


Sabato 3 e Domenica 4 Novembre
al Castello Biondi-Morra
Morra De Sanctis - (AV)

Sabato 3 Novembre h. 18,30
Domenica 4 Novembre h. 17,30




Nel silenzio di una meditazione

Alessandro Cinardo

Barletta (BA) - dal 29 ottobre al 13 novembre 2012
Nel silenzio di una meditazione

CENTRO CULTURALE ZEROUNO
Via Enrico Cialdini 8 (70051)
+39 0883333807 , +39 3294229027
arte@zero-uno.org
www.zero-uno.org


Si riflette e si osserva in silenzio: nella serenità della meditazione si sta a guardare per comprendere, intuire, scoprire tratti e toni.
orario: sabato e tutte le mattine su appuntamento. lun - ven. pomeriggio 17.00 - 20.30. domenica chiuso.
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 29 ottobre 2012. ore 18.00
curatori: Anna Soricaro
autori: Alessandro CinardoDannie PraedLoredana Romero,Silvia Senna
genere: arte contemporanea, collettiva


comunicato stampa 
Mentre si dipinge si ascolta musica o, a volte, la musicalità è creata dalla gestualità sempre diversa dell’opera: a questa dicotomia si lega ‘Nel silenzio di una meditazione’, esposizione in cui la diversità è il filo rosso e il silenzio con una lunga e profonda riflessione sono obbligatori. Alessandro Cinardo dà vita alla figurazione per approfondire la sua constante ricerca sull’uomo. Una trattazione che è sempre diversa, ora leggiadra dai tratti esili ora marcata e pressata sino a ispessirsi di materia. Attraverso la rappresentazione di ulivi che intreccia e stringe si assiste ad una ‘alchimica visione’ che diviene avvolgente modo di stare a guardare scrutando le nervature dell’albero. Dannie Praed parte da motivi ispiratori sempre diversi per realizzare una figurazione accurata in ogni dettaglio, dalle figure al fondo, ricolma di tratteggi ed intrisa di colori sempre ardenti. Un’arte che diviene liberazione, sfogo. Loredana Romero è mano che, per esperienza e saggezza, sa snodarsi tra colori, materia, parole ma è, soprattutto, mente che sa creare solo se le sensazioni prendono il sopravvento e creano il ‘momento giusto’. Silvia Senna predilige la linearità, semplicità, purezza del tratto per esprimersi con colori soavi e leggiadri. Ad una linea essenziale si affiancano, quasi naturalmente, colori che solo apparentemente sono freddi ma che, addensati insieme agli stucchi, rendono le opere condensate, coagulate, affidando loro quella tattilità che intriga l’osservatore a comprendere, studiare il dettaglio.


domenica 28 ottobre 2012

Andrea Carpita - Fluctuantia

 Andrea Carpita, Fabbrica Steiff, 2012

Treviso - dal 28 ottobre al 4 novembre 2012
Andrea Carpita - Fluctuantia

CASA DEI CARRARESI
Via Palestro 33 (31100)
+39 0422513150 , +39 0422513186 (fax), +39 0422513185


Fluctuantia è ancora una volta il nome della nuova mostra personale di Andrea Carpita, giovane artista italiano nato nel 1988 a La Spezia. Il termine è un latinismo che è stato scelto per appropriarsi da un punto di vista culturale di un concetto tipicamente orientale: le “immagini del mondo fluttuante” appartenenti all’iconografia giapponese Hukiyo-e.
orario: visitabile tutti i giorni nei seguenti orari: lunedì, martedì, giovedì dalle 9.00 alle 19.00, mercoledì dalle 9.00 alle 21.00, venerdì, sabato, domenica dalle 9.00 alle 20.00.
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 28 ottobre 2012. ore 17.30
curatori: Mattia Munari
autori: Andrea Carpita
genere: arte contemporanea, personale
email: info@macoarte.com







comunicato stampa 
Fluctuantia è ancora una volta il nome della nuova mostra personale di Andrea Carpita, giovane artista italiano nato nel 1988 a La Spezia. Il termine è un latinismo che è stato scelto per appropriarsi da un punto di vista culturale di un concetto tipicamente orientale: le “immagini del mondo fluttuante” appartenenti all’iconografia giapponese Hukiyo-e.
E’ passato circa un mese dalla conclusione dell’omonima mostra padovana curata da Stefano Annibaletto nei suggestivi spazi cinquecenteschi delle Scuderie di Palazzo Moroni.
L’omonimia e la breve durata della mostra indicano la volontà di portare un messaggio itinerante. Un evento insomma che approda a Treviso per mostrarsi a un nuovo pubblico e dialogare con un nuovo spazio: la Casa dei Carraresi. In concomitanza con la mostra Tibet, la personale di Carpita sarà visitabile al secondo piano della Casa dei Carraresi da domenica 28 ottobre – inaugurazione prevista per le ore 17.30 – fino al 4 novembre, restando aperta tutti i giorni.

Andrea Carpita, Fluctuantia. Casa dei Carraresi, dal 28 ottobre al 4 novembre 2012. Mostra visitabile tutti i giorni nei seguenti orari: lunedì, martedì, giovedì dalle 9.00 alle 19.00, mercoledì dalle 9.00 alle 21.00, venerdì, sabato, domenica dalle 9.00 alle 20.00.
Con la collaborazione e curatela di Mattia Munari.
Informazioni: info@macoarte.com, 393 1860510


La pittura di Andrea Carpita a un primo sguardo fugace e distratto potrebbe sembrare fin troppo semplice e talvolta decorativa, con una narrazione naturalmente adatta a nuove generazioni attratte da un mondo gotico e decadente, frutto di fantasie nutrite da un mix di musica punk, cinema e letteratura di fantascienza e manga giapponesi. Se guardato in fretta potrebbe essere sottovalutato ed etichettato come l’ultimo dei naif. Questo grossolano errore di valutazione ci renderebbe colpevoli, tuttavia, di un evitabile spreco di bellezza. Le opere di Carpita richiedono un tempo necessario alla loro contemplazione, all’ascolto, all’immersione e alla sintonizzazione delle nostre frequenze con le sue. Se questo avviene, capire e amare immediatamente la sua opera è davvero semplice. La sua straordinaria ricchezza di linguaggio, la moltitudine di elementi che lo compongono e arricchiscono, la sua fantasia e la padronanza assoluta con cui riesce a soppesare gli elementi della sua pittura, fanno di lui un predestinato. La componente surreale, percepibile nella sospensione delle particelle o nella mancanza voluta di prospettiva e proporzioni, ci apre le porte del sogno. Le sue visioni e apparizioni, nel sottile gioco che intercorre tra velare e ri-velare – è una macchia che diventa figura o una figura che scompare in una macchia? – partecipano al mistero della sua pittura che riesce abilmente a rapirci, distrarci e al contempo farci riflettere. Qual è il nostro ruolo nel mondo? Da dove veniamo e dove stiamo andando? Possiamo forse sottrarci alle leggi della natura e del divenire? In questa lettura l’uomo è praticamente onnipresente, ma viene rappresentato nella sua minima essenza, ridimensionato al cospetto della forza e sacralità della vita e della natura. Semplice abitante del pianeta e non più suo padrone.
Molteplici sono le tematiche trattate, sempre con la dovuta leggerezza e profondità, sempre lasciandoci il tempo per riflettere dinnanzi alle sue rivelazioni. Alcuni suoi lavori sono caratterizzati da una sospensione quasi metafisica, in cui la dimensione onirica e immaginaria è solo il pretesto per lasciarci nudi dinnanzi a una solitudine tangibile e dannatamente reale, che agli occhi dell’artista ci accomuna e perseguita.
Questo senso di vuoto è ripetutamente scandito nelle sue tele da presenze e assenze. Una sorta di malinconia romantica sottesa sempre al racconto principale. A volte questa sensazione è trasmessa da un solo elemento, come ad esempio un uomo (in Fabbrica Steiff, 2012: un unico uomo è presente in piedi dentro l’edificio e sembra guardare fuori da una vetrata la moltitudine di creature che popolano l’ambiente) altre volte lo stesso risultato è creato da un insieme di elementi isolati, come ad esempio gli alberi che appaiono sacri, come in ascolto di un ambiente nudo e desolante (Ochard, 2012).
Queste indagini introspettive, tanto personali quanto oggettive, sono enfatizzate da una pittura sapiente che, tra colature di acquaragia e bitume, non vuole mai prescindere dal bello. “Beauty is truth, truth is beauty”, scriveva John Keats. Carpita dipinge per leggere il libro del mondo. Per necessità fugge dal nostro tempo e dalla nostra cultura, alla ricerca della sua “urna greca”. La sua giusta dimensione l’ha trovata curiosando nella cultura orientale, nel Giappone e in particolar modo nell’opera di Katsushika Hokusai, che come Virgilio da tempo lo accompagna nel suo personalissimo viaggio. Tuttavia, gli elementi tipicamente e volutamente occidentali non mancano nelle sue rappresentazioni, come se comunque l’artista non perdesse mai di vista il suo punto di partenza e la sua identità (Dagli occhi cadere, 2011: gli interni dell’abitazione che domina il centro della scena sono chiaramente di gusto occidentale e moderno. Nonostante i continui riferimenti al Giappone il titolo stesso dell’opera, che ben rappresenta questo momento espressivo dell’artista, ha radici nostrane derivando dalla canzone/poesia khorakhanè di Fabrizio De André).
Le opere dell’ultimo periodo di Andrea Carpita appaiono più monocromatiche rispetto alla produzione precedente e pulite nell’esecuzione, vicine ad interpretazioni maggiormente concettuali. Il suo percorso lo sta portando verso una maggiore consapevolezza e padronanza dei suoi mezzi che si traduce in maggiore pulizia ed essenzialità nel racconto. L’ultimo filone della sua ricerca presentato nella mostra Fluctuantia introduce la tematica della montagna e del calvario, aggiungendo una nuova componente mistico/religiosa al suo racconto (Golgota, 2012; Calvario, 2012; Ceremony, 2012).

Mattia Munari

sabato 27 ottobre 2012

PEZZI DA(i) NOVANTA. Riccardo Musoni - Istantanee & appunti (inediti e non) da un viaggio in pittura lungo una vita


Brescia - dal 27 ottobre al 25 novembre 2012
PEZZI DA(i) NOVANTA. Riccardo Musoni -
Istantanee & appunti (inediti e non) da un viaggio in pittura lungo una vita

GALLERIA DELL'AR&F
Piazza Della Loggia 11f (25121)
+39 0303752369 , +39 0303752369 (fax)
info@aref-brescia.it
www.aref-brescia.it


“L’impegno [di Riccardo] [...] è di testimonianza psicologica, introspettiva, indagine sul piano umano; critica, provocatoria disamina dell’ambiente. In questo tipo di pittura si inserisce e via via si intreccia un volgere pittorico nell’occulto, nell’enigma del tempo e della natura”(Oscar Di Prata)
orario: da giovedì a domenica ore 16-19.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 27 ottobre 2012. ore 18
autori: Riccardo Musoni
genere: arte moderna e contemporanea, personale

comunicato stampa 
Sabato 27 ottobre alle ore 18.00, la Galleria di SpazioAref inaugura la mostra di Riccardo Musoni
PEZZI DA(i) NOVANTA. Riccardo Musoni. Istantanee & appunti (inediti e non) da un viaggio in
pittura lungo una vita.
L’esposizione vuole festeggiare l’artista che ha da poco compiuto 90 anni e presenta opere, anche
inedite, che coprono tutta l’attività del pittore.
“L’impegno [di Riccardo] [...] è di testimonianza psicologica, introspettiva, indagine sul piano
umano; critica, provocatoria disamina dell’ambiente. In questo tipo di pittura si inserisce e via via
si intreccia un volgere pittorico nell’occulto, nell’enigma del tempo e della natura”
[Oscar Di Prata]
La mostra rimarrà aperta dal giovedì alla domenica, dalle ore 16 alle ore 19.30, fino a domenica 25
novembre 2012. Ingresso libero.

Riccardo Musoni, detto anche "Nino", è nato nel 1922 ad Acquanegra sul Chiese (MN). Vive e opera a Brescia dalla più
tenera età. Dopo gli studi superiori, durante i quali emerge il suo talento per il disegno, entra nell'atelier del pittore bresciano
Francesco Carlo Salodini e consegue come privatista il diploma di liceo artistico all'Accademia di Brera.
La sua attività di pittore abbraccia un arco temporale di oltre mezzo secolo: Riccardo Musoni è socio artista dell'Associazione
Artisti Bresciani dal 1953. La sua prima mostra personale è ad Acquanegra, nel 1959, per la cura di Gianni Bosio; da allora si
sono susseguite numerose esposizioni personali e collettive sia in Italia che all'Estero.
La sua pittura si evolve nei decenni: partita nel dopoguerra, quando l'energia delle avanguardie si era ormai spenta, Musoni
predilige una pittura figurativa, nella quale però il dato reale viene sempre elaborato mentalmente. Negli anni, la presenza
umana scompare via via; permane inizialmente come traccia, nelle sue costruzioni architettoniche ed ingegneristiche, per poi
essere sostituiuta da paesaggi desertici in cui appare solo un astro (il quale potrebbe essere, paradossalmente, la Terra vista da
un altro pianeta e non la Luna).
Nel 2009 è uscita la monografia I colori degli anni, con contributo critico di S. Gentilini.
Su di lui hanno scritto:
Oscar Di Prata "Riccardo Musoni, [...], dà voce e visiva immagine all'insorgere e all'amplificarsi di violenze all'uomo e alla
natura; ne coglie il dramma, ne divulga i fatti."
Giannetto Valzelli "Proteso alla grande finestra del mondo, egli dispone di un "clic" speculare in virtù del quale vedere con un
doppio sguardo, al contempo esterno ed interno, configurandosi le immagini come momenti di autoanalisi e scandaglio su di
sé e domande o percezioni sensorie sul destino dell'uomo e sull'esistenza"-.
Giovanna Galli "L'atto creativo si manifesta per Musoni in subitanei guizzi d'ispirazione che sgorgano da un prolungato
lavorio interiore.”.
Lino Monchieri "Che cosa debbo dire a Riccardo Musoni, amico della mia età verde? [...] Per un impulso misterioso, che oggi
posso giudicare se non curioso di certo singolare, cominciai a collezionare, a decine, i disegni, gli schizzi, le illustrazioni-che
tu firmavi Emmerick - generati dall'irresistibile talento che ti caratterizzava [...]"

venerdì 26 ottobre 2012

Massimo Garbagnoli - Assoli


Viganò (LC) - dal 26 ottobre al 2 dicembre 2012
Massimo Garbagnoli - Assoli

ONEOFF
Via XXIV Maggio 13 (23897)
+39 345 141.25.27
oneoff@pierinopenati.it
www.ierinopenati.it


Una produzione pittorica e scultorea continua, una necessita’ di portare FUORI, un bisogno irrefrenabile di fare in arte i pensieri, le paure e i desideri propri e di altri individui, custoditi e interpellati nella propria mente, viene svelata in una mostra introspettiva ed evasiva, per gli occhi, per la mente, per il cuore.
La materia si fa solitudine palpabile, armonicamente ricercata in toni di colore.
L’uomo e’ solo. Siamo soli negli intervalli di tempo in cui le ombre sono dietro di noi, i passi rimangono alle spalle, e la linea di orizzonte non demarca un territorio, in soluzione di continuita‘ con la terra sotto i nostri piedi.
Si sceglie ad ogni nostro respiro e ogni scelta è un assolo. Per ognuno. Diapason dell'anima propria.
Oli dalle cromie armoniche, acquarelli e penna per contrasti più vibranti, sculture da toccare per morbidezza di forme.
orario: da mercoledì a domenica ore 18.30/24.00
domenica ore 11.30/14.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance - durante l'inaugurazione gli invitati potranno servirsi al buffet ONEOff appetizer a cifra convenzionata (10 €)
vernissage: 26 ottobre 2012. h 20
curatori: Giulia Meregalli
autori: Massimo Garbagnoli
genere: arte contemporanea, personale


Carlo Mattioli - Opere scelte

 CARLO MATTIOLI Senza titolo (campo di lavanda)

Salerno - dal 27 ottobre al 24 novembre 2012
Carlo Mattioli - Opere scelte

GALLERIA IL CATALOGO
Via Antonio Maria De Luca 14 (84122)
+39 089232666
info@ilcatalogo.com
www.ilcatalogo.com


Sono le serate al caffè, gli incontri con i personaggi in transito, Ungaretti, Montale, Parronchi, Bigongiari, che forgiano il segno di Carlo Mattioli, frutto di una forza interiore alimentata giorno dopo giorno nella riflessione e nella “simpatia” sofferente per uomini e cose, che ritroveremo nelle opere esposte al Catalogo, con soggetti, paesaggi, ridotti alle strutture elementari, ma percorsi da un respiro infinito, in cui l’assenza, come specchio della morte, è metafora antichissima che Mattioli sa rinnovare con una pulizia di tocco e una essenzialità d’immagine raramente conseguita
orario: tutti i giorni, escluso il lunedì: ore 10 -13 17,30-20
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 27 ottobre 2012. ore 19
catalogo: in galleria.
ufficio stampa: olga.chieffi@virgilio.it
autori: Carlo Mattioli
genere: arte contemporanea, personale







comunicato stampa 
Il fulgore astratto di Carlo Mattioli
Sabato 27 ottobre la galleria Il Catalogo di Salerno,di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, inaugurerà la 45° stagione espositiva, presentando 17 opere dell’artista modenese

La XLV stagione espositiva della Galleria Il Catalogo di Salerno, verrà inaugurata nel segno della tradizione del più intenso Novecento pittorico italiano, luogo osmotico di tutti i linguaggi delle arti. Lelio Schiavone e Antonio Adiletta hanno scelto di proporre 17 opere di Carlo Mattioli, una mostra, nata dalla collaborazione della galleria salernitana con l’archivio Carlo Mattioli di Parma, che verrà inaugurata sabato 27 ottobre alle ore 19, restando fruibile sino al 24 novembre. Carlo Mattioli, modenese di nascita ma parmense d’adozione, ritrova proprio nella città emiliana il luogo della sua riflessione per immagini, affacciandosi alla ribalta artistica intorno agli anni Quaranta, quando la città, ricordata da Attilio Bertolucci come una “cella meglio aerata e ben esposta” rispetto a tanti altri centri d’Italia – sta vivendo una stagione straordinaria: “Per un gioco di destini incrociati – scrive Gianni Cavazzini – operano a Parma poeti quali Mario Luzi, studiosi come Oreste Macrì, critici quali Giacinto Spagnoletti”. E’ in questo clima, percorso da sottili istigazioni culturali, così vicino al sentire della galleria salernitana, che si inserisce Mattioli. Sono le serate al caffè, gli incontri con i personaggi in transito, Ungaretti, Montale, Parronchi, Bigongiari, che forgiano il segno di Carlo Mattioli, frutto di una forza interiore alimentata giorno dopo giorno nella riflessione e nella “simpatia” sofferente per uomini e cose, che ritroveremo nelle opere esposte al Catalogo, con soggetti, paesaggi, ridotti alle strutture elementari, ma percorsi da un respiro infinito, in cui l’assenza, come specchio della morte, è metafora antichissima che Mattioli sa rinnovare con una pulizia di tocco e una essenzialità d’immagine raramente conseguita. Una pittura di sublimazione la sua, mai dimentica della suggestione di certi addensamenti sensuosi di materia, quei coaguli di colore che lasciano intendere, dentro, tutto un subbuglio di generazioni, accensioni, inquietudini, e perfino ironie, sino ad una pressante percezione del tempo. Con una dizione ferma, e sempre come se d' ogni cosa trovasse indispensabile far sentire al tatto la consistenza del soggetto, il pittore si ritrova a scarnificare sempre piu' quegli spessori "romantici", riducendo quasi a sinopia i segni figurali, staccando, man mano, gli oggetti dal loro luogo, esaltandone la solitudine, leopardianamente. Perfino a volte facendo appello a una sorta di ragione geometrica, come se in una accentuata partizione degli spazi si potesse trattenere piu' a lungo, e con maggiore incidenza espressiva, l’emozione. Nell’esposizione si passerà anche per il suo periodo informale, impresso di forme allucinate, con uno struggimento di toni da esilio, grigi, bruni, ocra, con variazioni sottilissime, pudiche, di tutti i verdi possibili ( Paesaggio Verde), frutto di una gestualita' mai nervosa, destinata piuttosto a confermare un senso implicito, inafferrabile, dei movimenti interni alla natura. Imprevedibili improvvisazioni sul tema, la lucida teoria delle forme sottratte al contingente, in virtù di una loro sofferta conquista dell’essenza delle cose, della loro dimensione ontologica. Il reale è come evocato, non rimosso ma sospeso, e in questa elegia del silenzio più alta si leva la voce dell’Uomo.

Nota Biografica. Carlo Mattioli : Modena 8 maggio 1911 – Parma 12 luglio 1994
Diede inizio alla sua carriera di pittore nel 1938, aprendo un proprio studio in via S. Nicolò a Parma, città alla quale rimase sempre legato. Alla sua prima fase pittorica, quella degli anni Trenta e Quaranta, si possono ascrivere alcuni ritratti e un certo numero di tele con nudi, quali Studio di nudo del 1933, soggetti e figure costanti nel repertorio iconografico del Mattioli e che saranno parte integrante del suo primo padiglione alla XXII Biennale di Venezia nel 1940. Il Mattioli strinse amicizia con molti letterati e artisti della città di Parma, che negli anni Quaranta vedeva anche il passaggio di importanti poeti come Mario Luzi e Attilio Bertolucci, ai quali il pittore rimase costantemente legato. Gli incontri con i critici e studiosi Oreste Macrì e Giacinto Spagnoletti gli permisero di farsi conoscere e di realizzare, nel 1943, la sua prima personale presso la galleria del Fiore di Firenze, tenuta a battesimo da Ottone Rosai e presentata da Alessandro Parronchi. Gli anni del dopoguerra videro il Mattioli avvicinarsi alle tematiche pittoriche di Pablo Picasso, realizzate per lo più attraverso nudi e paesaggi, gli stessi con cui concorse alla Biennale di Venezia del 1956 conquistando il favore della commissione giudicatrice, presieduta da Roberto Longhi. Nello stesso anno fu premiato alla VII Quadriennale di Roma, a cui prese parte per una seconda volta nel 1960. Nel primo quinquennio degli anni Sessanta il Mattioli si dedicò quasi interamente alla figurazione del nudo femminile. Tra il 1967 e il 1968 il Mattioli spostò progressivamente l’attenzione sulla natura morta, soffermandosi in particolar modo sull’analisi del Canestro di frutta del Caravaggio. Gli anni Settanta segnarono un punto di svolta nella produzione dell’artista che, abbandonate le tematiche precedenti, legate al nudo e alla natura morta, si rivolse alla pittura di paesaggio. Negli anni Ottanta il paesaggio del pittore si arricchì di nuovi elementi figurativi, riscontrabili nelle tele con La foresta di Birnam e Paesaggio (entrambe del 1980) e in Paesaggio in primavera (1982), tutte a Reggio Emilia.

L’ Ufficio Stampa della Galleria Il Catalogo
Olga Chieffi - Cell.: 347/8814172

Tracy H. Girdler - Estratto dell'astratto

"Generosity" tecnica mista su tela cm 101x152

Roma - dal 26 ottobre al 28 novembre 2012
Tracy H. Girdler - Estratto dell'astratto

MONOGRAMMA ARTE CONTEMPORANEA
Via Margutta 57 (00187)
+39 0632650297 , +39 0632655574 (fax)
monogramma@virgilio.it
www.monogramma.it


“… Dato l'impronta del suo background, non è una sorpresa che Tracy Girdler H. è un collezionista incallito e creatore di immagini. Da anni di prima mano esposizione a urbano e tessuto storico d'arte come una giovane donna in Spagna e Brasile, ma soprattutto dopo il raggiungimento della maggiore età
orario: 10-13 e 16 - 19.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 26 ottobre 2012. h 18.30
catalogo: in galleria.
curatori: Champa Tolnick J.
autori: Tracy H. Girdler
genere: arte moderna e contemporanea, personale

comunicato stampa 
INAUGURAZIONE
Venerdì 26 Ottobre 2012 ore 18.30

“estratto dell’astratto”

Tracy H. Girdler
“… Dato l'impronta del suo background, non è una sorpresa che Tracy Girdler H. è un collezionista incallito e creatore di immagini. Da anni di prima mano esposizione a urbano e tessuto storico d'arte come una giovane donna in Spagna e Brasile, ma soprattutto dopo il raggiungimento della maggiore età a Roma, in Italia, questo bambino del corpo diplomatico americano (con le nonne su entrambi pittori lati compiuti) addestrati gli occhi sull'incessante trame storiche della città e le sue infinite sorprese dietro ogni angolo. .…”
“… Nella pittura di Girdler, l'elemento di compensazione prominente tende a scivolare dalla superficie nello spazio pittorico, trailing sotto lo strato di superficie, una manovra che porta l'occhio in più di uno spazio poco profondo in cui sono realizzati tutti i tipi di altri movimenti pittorici. . …”

Champa Tolnick J.


Catalogo in galleria

La mostra resterà aperta fino al 28 Novembre 2012 con i seguenti orari :
tutti i giorni escluso i festivi, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.30

Ufficio Stampa Gianluca Morabito 348.0537611

monogramma arte contemporanea
Via Margutta, 57 00187 Roma
tel. 06 32650297 Fax 06 32655574 – info@monogramma.it - www.monogramma.it


Simone Ponzi - Land(e)scape La stagione dell’ombra

Trittico. 2011. Tempera e acrilico su tela.cm.175x90

Parma - dal 27 ottobre al 23 novembre 2012
Simone Ponzi - Land(e)scape La stagione dell’ombra

IL SIPARIO GALLERIA D'ARTE
Strada Benedetto Cairoli 11 (43100)
+39 0521281142
info@galleriailsipario.it
www.galleriailsipario.it


orario: Martedì, mercoledì, giovedì 16 - 19.30
Venerdì, sabato 10 – 12,30 ; 16 – 19,30
Domenica su appuntamento.
(possono variare, verificare sempre via telefono)

vernissage: 27 ottobre 2012. h 17.30
catalogo: in galleria. con testi di Leonardo Bassorelli e Giorgio Kiaris
curatori: Roberto Bertorelli
autori: Simone Ponzi
genere: arte contemporanea, personale

comunicato stampa 
La Galleria d’Arte il Sipario di Parma inaugura sabato 27 ottobre, alle ore 17,30, la personale dell'artista fidentino Simone Ponzi, dedicata all'ultimo ciclo di opere realizzate tra il 2010 e il 2012.
"Land(e)scape - la stagione dell'ombra" raccoglie una serie di dipinti di grande e medio formato che offrono una panoramica significativa sugli esiti di quella ricerca/rilettura del tema paesaggio che ha coinvolto negli ultimi anni il lavoro dell'artista emiliano.
Partendo da una grande tela del 2009, "Il Mondo Cancellato", che segna idealmente il definitivo passaggio da una visione più claustrofobica, tipica delle opere del biennio 2008/2010, ad uno sguardo che si apre ai grandi "frammenti" di paesaggio realizzati successivamente, la rassegna prosegue con una ventina di tele ad acrilico e tempera e una serie di disegni e tempere su carta.
Si tratta di opere che rivelano "un carattere più vicino ad una mistica del paesaggio, nel senso in cui si ricerca quell'energia che vibra dentro la materia, quei flussi che la generano dal suo interno e solo dopo si cristallizzano nell'apparenza della forma" come scrive nel catalogo il critico Leonardo Bassorelli. Ecco allora la serie dei Land(e)scape, caratterizzati dal forte contrasto tra la voluta essenzialità dello schema compositivo, basato su alcune linee forza che suggeriscono l'idea di un orizzonte, e l'accesa cromia dei fondi, con i blu, i rossi e i grigi che da tempo contraddistinguono la produzione dell'artista. Paesaggi che più che descrivere una realtà naturale ne lasciano trasparire la forza e l'energia originaria e che lasciano nello sguardo di chi osserva lo stupore dell'imprevisto, dell'inatteso. In questo ultimo ciclo di opere il paesaggio si rivela in fondo un pretesto, un'idea di partenza per far accadere sui fondi scuri delle tele, volutamente lasciate grezze, qualcosa che ha a che fare con il "caos" di baconiana memoria: un procedimento generatore di immagini e suggestioni, del tutto slegato dal tradizionale concetto di paesaggio. Un fare pittura che conduce ad un viaggio nell'interiorità dell'artista, a quelle ombre dell'anima cui fa riferimento il titolo della mostra.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...