mercoledì 23 maggio 2012

Valentina Carrera - Symbols

Milano - dal 23 maggio al 10 giugno 2012
Valentina Carrera - Symbols

ZAMENHOF

Via Ludovico Lazzaro Zamenhof 11 (20136)
+39 0283660823
galleria.zamenhof@gmail.com
www.galleriazamenhof.com


All'interno della produzione della Carrera ci sono tematiche costanti, riprese in declinazioni sempre nuove: dall'amore alla morte, dal rispetto per la vita alla passione per la poesia, dal calore della Natura alla disperazione per ogni forma di meschinità
orario: Dal Mercoledì alla Domenica, ore 15.00 – 19.00. Lunedì e Martedì chiuso
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 23 maggio 2012. Ore 21.00
curatori: Virgilio Patarini
autori: Valentina Carrera
note: Galleria Zamenhof: Sala Vedova
genere: arte contemporanea, personale


comunicato stampa
VALENTINA CARRERA
La ricerca artistica di Valentina Carrera, sin dai suoi esordi, è stata sempre caratterizzata da un marcato afflato spirituale non solo per il frequente ricorso a temi religiosi ma anche e forse di più per la sua vigile attenzione nei confronti delle telluriche forze interiori che spingono l'essere umano alla vita, verso la realizzazione di un sogno di felicità.
Da una formazione cristiana e iconografica la sua arte si è sviluppata alla ricerca di una sintesi che potesse rappresentare la dimensione emozionale senza il ricorso a figure, che avrebbero obbligato a una restrizione dell'interpretazione a scampito dell'universalità delle sue tematiche.
I suoi lavori sulla Genesi, con il ciclo di mostre Bereshit, hanno e continuano ad avere un forte impatto sul pubblico grazie al fatto che rimandano ad una specifica simbologia cromatica, ripresa dalle regole base dell'iconografia, e tematica, strettamente riferita agli archetipi pscicologici.
Questo sistema simbolico è in questo modo capace di slegarsi dall'ambito giudeo-cristiano da cui trae origine.

Seguendo la definizione di Jung, per cui “la macchina psicologica, che trasforma l'energia, è il simbolo”, il lavoro della Carrera consiste nell'utilizzare o creare una serie di simboli, tratto comune tra l'altro a molta arte contemporanea, rendendo evidente ciò che normalmente non lo è.
All'interno della sua produzione ci sono tematiche costanti, riprese in declinazioni sempre nuove: dall'amore alla morte, dal rispetto per la vita alla passione per la poesia, dal calore della Natura alla disperazione per ogni forma di meschinità.
Ogni opera sta per un'emozione oppure un'idea, ma contemporaneamente rimanda ad un universo complesso di relazioni tra sé e le altre opere.

Il percorso indicato da San Paolo “per visibilia ad invisibilia” arriva al suo traguardo finale, grazie al fatto che la materia, completamente sublimata dall'arte informale della Carrera, non rimane per questo persa in un magma indifferenziato. Il merito delle sue opere infatti è quello di essere in grado di segnalare e mostrare sempre un cuore pulsante, spesso appunto un simbolo, capace di magnetizzare e metabolizzare le energie cromatiche intorno a sé, per poi veicolarle verso l'esterno e quindi instaurare un silenzioso dialogo con l'osservatore.
È così che il simbolico, notoriamente contrapposto all'esistenziale, con questo si riconcilia.
Il simbolo mantiene la sua forza referenziale, ma dovesse pur venir svuotato di questa può comunque servire semplicemente come segno di un mondo, di un modo di concepire la vita, di un universo altro da quello legato alla propria cultura d'origine.

Symbols, nell'ottica di quanto detto sinora, può essere visto sia come il punto di partenza sia come il punto d'arrivo ed estrema sintesi del mondo artistico della Carrera.
In Symbols vengono presentate un centinaio di opere, ciascuna riportando un simbolo o una serie di simboli che si riferiscono alla sfera religiosa universale: dal Cristianesimo al Buddismo, dal Sufismo all'Ebraismo, dalle tradizioni celtiche alle filosofie cinesi, dall'Induismo allo sciamanesimo. Ciascun lavoro è indipendente ma allo stesso tempo entra in rapporto con tutti gli altri sia per l'omogeneità del formato e del particolare stile della Carrera, sia perché è comunque possibile individuare sempre nuovi percorsi tra l'uno e l'altro (una linea, una forma o un colore).
Lungi dal voler propugnare un sincretismo religioso, che con un ecumenismo spicciolo potrebbe solo avvilire il profondo valore di queste opere, l'intento della Carrera è quello di mostrare un comune denominatore dell'Umanità, e cioé la sua capacità di creare sistemi simbolici e più generalmente religiosi per poter giungere alla comprensione della Vita.

La riflessione sul significato della Vita in ogni sistema religioso si concretizza soprattutto nel tema della morte e dell'Aldilà, un aspetto teleologico che in Symbols evidentemente non si riferisce solo alla Realtà ma anche all'Arte: come la Vita trova la sua giustificazione nella speranza di realizzare un mondo d'amore, terreno o spirituale, così l'Arte la trova nel dare una rappresentazione di questo anelito. Prendendo spunto da Sallustio e dalla sua affermazione: “Il mondo è un oggetto simbolico”, potremmo dire che l'Arte è qui prima di tutto un oggetto simbolico.
I simboli proposti dalla Carrera sono una testimonianza di come ogni religione in fondo nasca dalle stesse necessità umane, comuni per tutti gli uomini a qualsiasi latitudine. Il simbolo viene infatti da lei concepito nella sua piena funzione, evidenziata esaustivamente già da Mircea Eliade, di abolire i limiti dell'uomo per una sua perfetta integrazione in ampie unità: la società, la cultura, nel caso della Carrera l'Universalità.
La prospettiva che così ci viene proposta evidenzia come la sfera cosmica sia perfettamente integrata con la sfera psichica di un individuo o di una collettività, perché malgrado le differenze di gusto estetico o di referenti mitici tutte le simbologie possiedono una base comune inalienabile perché insite nel DNA umano.

Tutta questa tensione verso la realizzazione di uno sguardo che potesse comprendere ogni cosa ha implicato anche la scelta di un supporto espositivo ben determinato. Ogni lavoro infatti viene realizzato su una tavoletta di legno, quadrata e con 20 cm di lato, 6 cm lo spessore.
Ignara dei lavori di von Lindemann sulla trascendenza di pi greco e quindi sull'impossibilità di quadrare il cerchio la Carrera vuole rappresentare il mondo in un quadrato. E forse è stata in grado di trovare quella soluzione che nessun matematico, a partire dall'antica Grecia, aveva mai considerato: con il suo spirito altamente artistico ha smesso di considerare il mondo come un unico cerchio monolitico, ma l'ha moltiplicato per quante volte era necessario, mondi all'interno di un unico mondo, per poter utilizzare multipli, fors'anche fantastici, di pi greco, in modo tale da rappresentare quell'unità a cui si tende attraverso la conciliazione degli opposti, ricordata dal numero due delle decine della base delle tavolette. Nell'ottica della Carrera tutto questo è possibile attraverso una comunione con la Natura, rappresentata dal legno, e attraverso un ricorso convinto alla ragione, che non dimentichi mai però la sensibilità, indicata dalla forte struttura geometrica che possiedono gli allestimenti di Symbols.

Alessandro Baito


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