venerdì 29 ottobre 2010

Danilo Correale / Tim Rollins

Napoli - dal 29 ottobre al 22 dicembre 2010
Danilo Correale / Tim Rollins

GALLERIA RAUCCI/SANTAMARIA
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“Mosh Pit Control” è la prima mostra personale di Danilo Correale (Napoli 1982 – vive e lavora tra Napoli e Berlino) presso la galleria Raucci/Santamaria di Napoli. Riscatto ed emancipazione sociale, arte e creatività. Ogni opera di Tim Rollins (Pittsfield, Maine, USA 1955) e dei suoi K.O.S. è un gesto di sopravvivenza all’ignoranza, all’indifferenza, all’identità negata.
orario: da martedì a venerdì ore 11-13.30 e 15-18.30
(possono variare, verificare sempre via telefono)

biglietti: free admittance
vernissage: 29 ottobre 2010. dalle ore 19.00 alle 21.30
autori: Danilo Correale
note: Gallery A: “Mosh Pit Control” – Danilo Correale. Gallery B: Tim Rollins and K.O.S.
genere: arte contemporanea, personale

Gallery A: “Mosh Pit Control” – Danilo Correale Inaugurazione venerdi 29 ottobre 2010 – dalle 19 alle 21,30 Dal 29 ottobre al 22 dicembre 2010
“Mosh Pit Control” è la prima mostra personale di Danilo Correale (Napoli 1982 – vive e lavora tra Napoli e Berlino) presso la galleria Raucci/Santamaria di Napoli. Il Mosh Pit, nell’ambito dei concerti HardCore ed Heavy metal, è un ballo spontaneo, spesso al limite della violenza, fatto di salti e spintoni. Una danza liberatoria che ogni protagonista vive come soggetto attivo e passivo allo stesso tempo: il controllo dei propri movimenti è pressoché nullo, poiché si è travolti da un’onda provocata dagli spostamenti della folla. Ciò che rimane dopo pochi minuti all'interno di un Mosh Pit è il sudore, l'affanno, qualche livido e la consapevolezza che tutti i presenti si trovino nello stesso stato.
Uno stato di apnea e contaminazione subliminale che rispecchia, secondo l’analisi di Correale, le dinamiche di raffigurazione degli eventi disastrosi: situazioni di emergenza costante che oggi vengono contagiate al punto da investire l’intero sistema delle relazioni. Tale stato di crisi colpisce in particolare i dispositivi legati alla rappresentazione.
Le opere in mostra analizzano quella che è una percezione mediata, sottolineando il confine sempre più labile che separa oggettività e simulazione, controllo e necessità. Partendo da un’immagine fotografica tratta dal film “Terremoto” del 1974 (pellicola in cui per la prima volta l’uso dello slogan “sentirete ciò che vedrete” definiva l’utilizzo della tecnica del “sensurround”) e passando per la sintomatica amnesia collettiva verso l’immediato passato, fino ad arrivare all’estetica del disastro, l’artista traccia le linee per una riscrittura e reinterpretazione del metodo con cui si tende alla rappresentazione del reale e dei sistemi che lo regolano. Tecnologia della riproduzione, memoria collettiva e ambiguità delle immagini, sottintendono una critica ad un’estetica sempre più “fictionalizzata”. Questi temi diventano il fulcro della mostra in cui Correale presenta una nuova serie di opere: fotografie, sculture ed installazioni che, attingendo da un archivio di estrazione popolare, instaurano un nuovo rapporto dialettico tra oggetto e soggetto, tra riproduzione e comprensione. La ricerca di una rappresentazione e di un linguaggio che ridetermini lo statuto delle immagini e della loro distribuzione, senza che il loro attributo significativo sia dominante, ridistribuisce la possibilità democratica nello spettatore di poterle analizzare senza essere schiacciati dalla loro incombente presenza. Elementi che, messi in una relazione osmotica, creano frizione tra di loro e si contaminano, proprio come nel Mosh Pit.
Un’esposizione che seppur dal carattere ludico conserva un’analisi precisa di quelle che sono le più evidenti mistificazioni legate al metodo della rappresentazione. Sebbene presentato come un corpus progettuale unitario, i lavori riproducono differenti frammenti di un unico scenario. Un fitto diagramma di connessioni tra icone del passato e nuovi falsi miti, tra immagini rarefatte ed oggetti, specchio di una realtà sempre più confusa con la sua messa in scena.


Gallery B: Tim Rollins and K.O.S.


Inaugurazione venerdi 29 ottobre 2010 – dalle 19 alle 21,30
Dal 29 ottobre al 22 dicembre 2010



"Qualunque sia il Bene verso il quale un uomo ambisca,
lascia che volga lo sguardo verso i cieli e i mondi;
si apre dinanzi ai lui un’immagine, un libro,
uno specchio in cui egli può scorgere, leggere e contemplare l'impronta"
Giordano Bruno, DE IMMENSO



Riscatto ed emancipazione sociale, arte e creatività. Ogni opera di Tim Rollins (Pittsfield, Maine, USA 1955) e dei suoi K.O.S. è un gesto di sopravvivenza all’ignoranza, all’indifferenza, all’identità negata. Il risultato di una sfida iniziata nei primi anni ’80, quando un giovane artista offrì un’alternativa ad un gruppo di ragazzi provenienti dal violento e disagiato Bronx newyorkese. A muovere Rollins era la convinzione di poter combattere l’aggressività con la poesia di Dante, insegnare la tolleranza attraverso i sermoni di Martin Luther King, liberare le emozioni con l’ascolto dell’armonia di Schubert.
Un’arte basata sulla lettura di grandi classici della letteratura e sulle sensazioni che l’immaginazione inespressa e le energie soffocate riescono ad evocare. Le catartiche creazioni di Rollins e dei suoi Kids of Survivals, Ragazzi della Sopravvivenza, prendono forma sulla carta: i fogli delle opere lette insieme o gli spartiti musicali, incollati sulla tela, diventano il supporto su cui lavorare; onde di parole e note che interagiscono con interventi grafici e pittorici, traduzioni visive di un contenuto emozionale. La consonanza tra testo e quadro, evocativa e non didascalica, si risolve in un perfetto equilibrio formale: un riemergere di sensazioni, di raffinati ricami di pensiero in cui il concetto di compartecipazione si sostituisce all’idea di individualità. La salda convinzione che il lavoro di gruppo sia un valore aggiunto, rarità in una società che esalta l’egoismo, permea di significati maggiori la lettura delle parole del filosofo campano Giordano Bruno (1548 - 1600), libero pensatore bruciato sul rogo dell’Inquisizione per eresia.
Per la nuova personale nella Galleria Raucci/Santamaria verranno infatti presentate sei nuove tele ispirate a tre dei suoi più apprezzati poemi in latino: De Minimo, De Monade, De Immenso. In questi scritti Bruno sostiene l'infinità dell'universo, l'animismo di tutta la materia, la consistenza e l’incommensurabilità dello Spirito, la teoria dello "specchio di Dio".
Utilizzando gli elementi più abbondanti ed essenziali del pianeta - alluminio, ossigeno e silicio - Rollins ed i K.O.S. hanno ricoperto le pagine fac-simile dei libri con un nuovo colore argenteo composto da pigmenti chimici, realizzando un unico campo di vernice riflettente. Superfici specchianti poi adornate da gocce color argento, cadute delicatamente da nubi gassose ottenute spruzzando vernici spray in aria, in corrispondenza della tela. I dipinti provano a rievocare l’immagine di un universo infinito e brillante, microcosmi in cui il corpo e lo spazio collassano e si espandono simultaneamente, in un flusso perpetuo in cui – secondo le parole di Bruno - “il minimo è anche il massimo”.
Il pensiero panteista, etico e laico del filosofo assume le forme e la luce delle costellazioni, tutto il mistero della vita dell’universo è condensato e racchiuso in una pioggia d’argento.


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