sabato 1 maggio 2010

Fino al 28.VI.2010 Ryan Mendoza Napoli, Madre



Innocenza e perversione sono i due estremi all’interno dei quali si dibatte la cultura puritana, cultura dalla quale Ryan Mendoza (New York, 1971; vive a Napoli), americano d’origine, non può prescindere. Il tema dell’innocenza infantile è tutt’altro che nuovo: dalla Alice in Wonderland di Carroll alle ragazzine di Dickens, piccoli angeli che inteneriscono, alla provocante lolita di Nabokov, sono tutti personaggi nati sullo sfondo alquanto sgradevole di una civiltà nella quale il sesso è sempre stato vissuto come conflitto e dove la società insiste a negare all’infanzia l’intero ambito della conoscenza e, a maggior ragione, qualsiasi preoccupazione sessuale.
L’inconsapevolezza erotica delle adolescenti di Balthus si arricchisce qui di una sfumatura più torbida, come se la verginità fosse un limite da attraversare con lo sguardo. Mendoza analizza i moti sconcertanti dell’animo umano superando questo livello imposto dalla morale puritana, in cui la presunta innocenza degli uni si contrappone alla supposta perversità degli altri, trovando che questi due aspetti piuttosto convivono all’interno di una persona, con una irrequietezza tutta contemporanea.

C’è quindi una maggior introspezione e un più evidente distacco rispetto ai temi trattati ai suoi esordi, quando la violenza era un soggetto per imporsi all’attenzione e per cavalcare l’onda del sensazionale, e questo non può che testimoniare una sua avvenuta maturità. Lo stesso si avverte nell’elaborazione della materia pittorica, che ha imboccato una svolta imprevedibilmente classica: alla crudezza e all’approssimazione della pittura in cui lo spazio si confondeva con le cose, dove i colori erano più lividi e le pennellate appena abbozzate, ha sostituito una pittura più elaborata, meditata, fatta di stratificazioni, dove comunque è possibile leggere piccoli frammenti dello strato inferiore che affiora alla superficie.
Mendoza si allontana deliberatamente dalle linee di ricerca dell’arte contemporanea per ricollegarsi ai grandi esempi della pittura del passato, e lo fa con la coscienza di chi non li assume come modello ma ha necessità di portare il discorso pittorico fino in fondo, per giungere a un realismo crudele e forse anche un poco sordido, molto più contemporaneo, e che appartiene di fatto alla sua epoca e alla sua età.

Andare da nessuna parte, fare niente, C’è una ragazza dentro la casa, Fragore e lamento dimostrano che i rapporti di relazione che tengono avvinti i personaggi uno all’altro sono permeati da una irrealtà e una stranezza irriducibili, dove il senso di realismo naufraga fino a perdere il suo rigore. E questo è l’opportuno correttivo per sfuggire al pericolo di rappresentare una forma irrevocabilmente attardata e nostalgica, quale sarebbe quella di una pittura ancora debitrice alla concezione mimetica e illusoria. La realtà, invece di “spiritualizzarsi”, si corrompe; il male è sottinteso, appena tratteggiato dalle situazioni. Si può anche far finta di non averlo percepito, ma è su di esso che l’artista ha concentrato la sua visione.

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mostra visitata il 13 marzo 2010


dal 6 marzo al 28 giugno 2010
Ryan Mendoza - Posseduti
a cura di Vincenzo Trione
MADRE - Museo d
'Arte Donna REgina
Via Settembrini, 79 (zona San Lorenzo) - 80139 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-21; sabato e domenica ore 10-24; martedì chiuso
Ingresso: intero € 7; ridotto € 3,50; lunedì ingresso libero
Catalogo Electa
Info: tel. +39 08119313016;
www.museomadre.it



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