venerdì 16 ottobre 2009

IL REALISMO SURREALE DI EDWARD HOPPER

"Se potessi esprimerlo con le parole non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo" era solito dire Edward Hopper, il piu' popolare e noto artista americano del XX secolo. Per la prima volta l'Italia gli rende omaggio con una rassegna antologica: oltre 160 opere (in gran parte provenienti dal Whitney Museum of American Art di New York), tra cui celebri capolavori come "Summer interior", "Morning Sun" e "A woman in the sun", ma anche diversi quadri mai esposti saranno in mostra da questa sera fino al 31 gennaio a Milano, a Palazzo Reale, per poi approdare nella capitale, al museo della Fondazione Roma, dal 16 febbraio al 13 giugno prossimi. Un uomo dall'aspetto anonimo e dalla biografia ordinaria che, come sottolinea la studiosa Carol Troyen, "ha saputo dare vita a immagini indimenticabili di luoghi comuni, dalle tavole calde aperte tutta la notte alle anonime facciate dei negozi, dalle sale di cinema dal fascino pomposo ai bungalow di Cape Code immersi nel sole di fine estate". Immagini a prima vista semplici e ordinarie, tratte dalla vita del ceto medio cui lui stesso apparteneva, ma allo stesso tempo cosi' particolari da rendere la sua estetica una delle piu' riconoscibili e incisive del tempo. Era particolarmente taciturno Edward Hopper, convinto che ogni opera non andasse mai spiegata a parole, cosi' pensava e parlava disegnando. Lo ha fatto per oltre sessant'anni, attraversando avanguardie e correnti pittoriche senza modificare il proprio stile, restando tenacemente realista. Ma di un realismo tutto suo, sempre portatore di qualche elemento surreale, di punti di vista insoliti, di una luce magica e penetrante.

Il percorso della mostra attraversa tutta la produzione di Hopper, ed e' suddiviso in sette sezioni seguendo un ordine tematico e cronologico, dalla formazione accademica degli anni in cui studiava a Parigi, fino al periodo "classico" e piu' noto degli anni '30, '40 e '50, per concludere con le grandi e intense immagini degli ultimi anni. Una mostra che, ha voluto sottolineare l'assessore milanese alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory, "ci fa vedere Hopper mentre crea". E infatti, dopo le prime sezioni dedicate ad "Autoritratti", "Formazione e prime opere", "Hopper a Parigi" e incisioni, giunge "L'elaborazione di Hopper: dal disegno alla tela", che celebra la sua straordinaria mano di disegnatore e il suo metodo di lavoro. Se l'innovazione e la poesia di questo artista risiedono nel suo modo di presentare le evocazioni astratte e atmosferiche di tempo, luogo e memoria, e' proprio attraverso i disegni che si puo' capire l'infinito lavoro che compiva per raggiungere quel risultato, dal particolare al generale.

Per esempio, da un gruppo significativo di bozzetti preparatori per "Morning sun" e per il precedente "New York movie", si puo' vedere chiaramente come prenda forma la figura femminile: all'inizio quasi un ritratto della moglie Jo, sua unica modella, per poi giungere all "maschera" del cinema assorta nei suoi pensieri e bella come una diva. Concludono l'esposizione le sale dedicate a "L'erotismo di Hopper" e "L'essenza dell'artista. Luogo tempo e memoria", tutto arricchito da un importante apparato fotografico, biografico e storico, in cui viene ripercorsa la storia americana dagli anni '20 agli anni '60 del XX secolo. Novita' nella novita' l'installazione multimediale e interattiva di Gustav Deutsch, film-maker e artista austriaco, che fara' entrare fisicamente i visitatori nel mondo di Hopper grazie alla ricostruzione della scenografia raffigurata nel dipinto "Morning sun". Tutti potranno diventare protagonisti del quadro, entrando sul "set" come attori di brevi rappresentazioni, filmate da una telecamera e proiettate su uno schermo.

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